Pronunciation and alphabet

Lesson 1

Pronunciation and alphabet

a Listen to the texts reading below and then try to read them: pay attention only to the pronunciation. Do not try to understand the meaning.

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Origine della pizza

Uno dei cibi più rappresentativi della cucina italiana è senza dubbio la pizza: la sua fragranza avvolgente domina la tavola delle nostre case almeno una volta a settimana. Il sabato con gli amici, le serate uggiose di novembre davanti a un bel film. Oggi se ne gustano infinite varietà pensate per soddisfare i palati di tutti i suoi fedeli ammiratori. Qual è però la sua vera storia?

Pizza tagliata in fette

Per scovare le origini della pizza bisogna indietreggiare nel tempo, catapultandoci nella ridente ma difficile Napoli del 1889. Soltanto cinque anni prima la capitale partenopea fu scenario di una tremenda epidemia di colera, apparentemente inarrestabile, e che decimò in pochi anni l’intera popolazione. La storia spesso insegna come le persone, seppur messe a dura prova nei maggiori momenti di crisi, grazie alla creatività e allo spirito di sopravvivenza, riescano abilmente a reinventarsi accogliendo l’innovazione.

In quella stessa Napoli, che non perse mai il sorriso nonostante il destino avverso, il risultato raggiunto superò ogni aspettativa: in occasione della visita di Re Umberto I e di sua moglie Margherita, Raffaele Esposito, il miglior pizzaiolo dell’epoca, coronò la brillante esistenza di quel piatto umile ma irresistibile.

Alla “schiacciata”, che sin dal 1500 i cuochi napoletani servivano appena sfornata per le strade della città con strutto spalmato, una manciata di sale grosso e aglio finemente tritato, fu fatta indossare in quel regale appuntamento una veste ben più nobile ed elegante. Impreziosita dal rosso vivo del pomodoro fresco, dal candore della mozzarella locale e dai guizzi del verde intenso del basilico, colpì a tal punto la Regina Margherita da ringraziare in forma scritta il pizzaiolo. Complici anche i colori della bandiera italiana?

Pittura di regina Margherita

Regina Margherita

Ora sappiamo cosa nasconde la semplicità della pizza margherita. L’eco di una storia lontana ispirata a quanto di più prezioso custodisca il nostro paese: la tradizione.

scritto da

Manila Tortorella

Perché imparare l’italiano?

Foto di un tavolino con una tazza di caffe e un cornetto sopra

Tavolino di Bar

Svegliarsi la mattina, entrare in un bar, lasciarsi rapire dal profumo inebriante dei cornetti appena sfornati. Indossare il sorriso e ordinare al bancone un buon espresso o un cappuccino, come fanno tutti. Sedersi ad un tavolino, sfogliare un giornale, accennare un saluto.

Visitare un museo e perdersi fra le più belle sculture e tele di fama internazionale. Andare a teatro, abbandonarsi al fragore della risata, all’emozione dello spettacolo, alla dolcezza del canto: lasciarsi coinvolgere sino alle lacrime.

Inseguire gli scorci di una città, perdersi nelle sue piazze maestose, chiedere indicazioni per quel ristorante così conosciuto, per quella nota boutique di moda. Leggere infiniti nomi di personaggi letterari, artisti, eroi del nostro tempo incisi sui muri e scoprire che persino dietro il nome di una strada c’è un piccolo segreto nascosto.

Assecondare la voce dei propri desideri: un vicolo inesplorato, un trancio di pizza al forno più vicino, salire su un tram al volo, un gelato artigianale prima di infilarsi in una nuova via pulsante di vita e parole.

Assaporare, continuare a camminare, concedersi alla frenesia di una metropoli o alla pace dei sensi di un pittoresco paesino che dalle montagne saluta orgoglioso il mare. Godere dei chiaroscuri che solo l’Italia sa offrire.

Avvicinarsi alla storia, comprenderne le dinamiche, tastare la preziosa eredità dei monumenti: sentirsi fortunati per essere nel luogo giusto, al momento giusto.

Chiedere un buon calice di vino, archiviare per un istante i pensieri, sedersi in spiaggia e cercare la giusta parola per definire quell’incredibile tramonto che si è impossessato del cielo, perché il solo “bello” non basterebbe.

Perdersi tra i suoni e le luci delle botteghe locali in cerca del souvenir perfetto che racchiuda tutto questo, della cartolina che raccolga i colori di questa storia per mostrarli a chi non l’ha ancora vissuta.

Perché è questo il primo grande segreto della cultura italiana: il coinvolgimento.

scritto da

Manila Tortorella

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Immagini: Evelyn Hill. Cafe e Cornetto. 9 gen 2014. disponibile su: https://www.flickr.com/photos/evelynhillphotography/11894261906. Accesso in data 10 ott 2016.

Villa d’Este

A pochi chilometri a est da Roma si nasconde una preziosa gemma architettonica, patrimonio mondiale dell’Unesco oltre che impressionante palcoscenico di una Natura che diventa lusso: il suo nome è Villa d’Este, nella ridente Tivoli.

Un biglietto da visita che sorprende da subito per i numeri straordinari: una superficie di ben 35.000 mq trasformati dall’architetto Pirro Logorio in un giardino regale animato da 50 fontane, ben 255 cascate, 100 vasche e circa 150 piante secolari ad incorniciare vialetti romantici d’altri tempi.

Un tesoro dal valore inestimabile: una terrazza paradisiaca che, sopraelevata, regna incontrastata sulle pennellate bucoliche della pianura romana, dal dorato paglierino dei campi al verde brillante dei vigneti.

Dietro la sua costruzione c’è un’intricata storia: nel periodo rinascimentale i governanti, nella maggior parte dei casi molto colti, nutrivano una forte propensione artistica e culturale che sfociava spesso in costruzioni maestose, tutto volto all’esaltazione del concetto puro di Bellezza.

Anche per Villa d’Este le cose andarono così. Il progetto iniziale fu commissionato nella prima metà del 1500 dal governatore di Tivoli, Ippolito II d’Este, da cui ereditò il nome; ma fu solo a metà del 1800 che grazie all’intervento del cardinale Gustav Adolf von Hogenlohe Schillingsfurst la Villa tornò a splendere.

L’armonia finale deriva dalla perfetta fusione tra l’estetica e la genialità meccanica: le fontane zampillanti, simbolo allegorico di fecondità, lasciano sgorgare l’acqua del vicino fiume Aniene che, sfruttando la pressione naturale, fu fatta confluire in direzione della Villa attraverso lavori idraulici d’avanguardia per l’epoca. Al marmo vivente delle statue, alcune provenienti dalla vicina Villa Adriana, si accosta un altro fattore chiave: la continua sorpresa.

L’intero percorso, passando per il viale delle Cento Fontane che ispirò persino alcuni versi di D’Annunzio, alterna dettagli imprevedibili che amplificano la magia di un luogo da tempo consacrato ad immortale.

Inevitabili le suggestioni: dall’arte contemporanea ai più famosi set cinematografici, la Villa avvolta nel suo principesco silenzio continua a far parlare di sé, custodendo antichi segreti e frammenti di storia.
Un rifugio incontaminato che resiste all’incalzare veloce del mondo.

scritto da

Manila Tortorella

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Fonti: http://www.romaweekend.com/­suggestioninotturneavilladesteditivoli/­ – http:/­/­www.italiauomoambiente.it/­?p=4981 – http:/­/­www.tibursuperbum.it/­ita/­museo/­index.htm – https:/­/­paroleinviaggioblog.wordpress.com/­2015/­01/­07/­villetivolivillaestefontane/­ – http:/­/­www.italia.it/­it/­ideediviaggio/­sitiunesco/­villadesteiltrionfodelbarocco.html – http:/­/­www.meteoweb.eu/­2016/­01/­allascopertadivilladesteuncapolavoroassolutodelDogiardinoallitaliana/­624371/­ - Immagini: M.Maselli. Tivoli (Rome), Villa d’Este. 16 ott 2008. Disponibile in: https:/­/­www.flickr.com/­photos/­mmaselli/­5011244893/­in/­photostream/­. Accesso in data 21 ott 2016. – JeanPierre Dalbéra. Fontana dell’Ovato (Tivoli). 9 giu 2011. Disponibile in: https:/­/­www.flickr.com/­photos/­dalbera/­5869057358. Accesso in: 21 ott 2016.
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Fonti materiali usati nel video: Suono pecora: Sheep Sound baa, BY ALEXANDER, MAY 14 2014, Description: Sheep Sound baa.
Genres: Sound Effect
Artist: Alexander disponibile su http://www.orangefreesounds.com/sheep-sound-baa/. Accesso il 4 mag 2018

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maria_emilia_tonti

muito bom gracie

Adelita

Muito Bom!!! Obrigada

ERIKA_MORAES_LOVISI

muito bom !!

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