Renzo Piano, architetto nel mondo

Architetto per passione prim’ancora che per professione, nasce a Genova nel 1937. Un percorso d’eccellenza costellato di esperienze estere: la contaminazione, elemento imprescindibile del suo stile, insieme al guizzo poetico di chi custodisce gelosamente l’arte del proprio paese, è il minimo comune denominatore delle tinte di questo ritratto.

Dopo l’assegnazione del Premio Pritzker, consegnatogli dal Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il famosissimo settimanale americano TIME rincara la dose inserendolo nella lista dei 100 uomini più influenti al mondo nel campo dell’arte e dell’intrattenimento.

Linee pulite in nome della leggerezza, geometrie ben scandite sorprese dalla morbidezza delle curve: Renzo Piano disegna giocando con le forme, scomponendole e riadattandole allo scopo per cui sono chiamate a nascere. Abbracciano la musica laddove si prestano a divenire teatri o padiglioni, la regalità quando si preparano a ospitare opere d’arte, la maestosità quando come lance di vetro svettano spavalde sfidando le altezze.

L’architetto geniale compensa la ruvidità con la delicatezza dei materiali: è tutta qui l’essenza dello stile hightech, che unisce la sinuosità artistica alla più alta delle tecnologie a disposizione. Un’evoluzione che vuole sbigottire. Perché disegnare la perfetta dimora dell’uomo è prima di tutto un’assunzione di responsabilità: «Io, che faccio l’architetto, la morale non la predico: la disegno e la costruisco».

Le città, dunque, non sono solo luoghi fisici: con i loro edifici raccontano storie di vita, le ambizioni e le speranze del popolo che le abita. In questo eterno rincorrersi di spazio e bisogno umano, le città prendono vita da sole: basterà ascoltarle.

Dopo il Leone d’oro alla carriera ricevuto nel 2000, il 30 agosto 2013 Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, lo nomina Senatore a vita. Oggi Renzo Piano non è soltanto la punta di diamante che inorgoglisce il Made in Italy: è un modello per tutti i ragazzi, gli architetti sognanti, le generazioni che hanno ancora il coraggio di inseguire la bellezza, e i ferventi sostenitori della cultura.

Perché «per questa italianità c’è sempre un posto a tavola in tutto il mondo».